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Uno squilibrio di "famiglie"
di batteri scatena il Crohn

Tra le cause più importanti del morbo di Crohn ci potrebbe essere una disbiosi, cioè uno squilibrio della flora batterica intestinale che, quando presente (insieme alla predisposizione genetica), scatenerebbe la malattia.

A suggerirlo sono i risultati di uno studio tedesco pubblicato sulla rivista Gut, nell’ambito del quale i ricercatori dell’Università tecnica (Technische Universität) di Monaco di Baviera hanno dimostrato, tramite osservazioni sugli animali da laboratorio, che alcuni "assortimenti" delle diverse famiglie di batteri che colonizzano l’intestino sono associati a infiammazioni croniche e a sintomi che assomigliano moltissimo a quelli del morbo di Crohn. Inoltre gli studiosi hanno visto che trasferendo in animali privi di flora batterica quel tipo di batteri, la malattia si ripresentava, e diventava quindi trasmissibile. Infine, i ricercatori hanno trovato una spiegazione per un fenomeno noto ma, finora, poco chiaro, e cioè la scomparsa di una popolazione di cellule della superficie dell’intestino chiamate di Paneth, collegata alla malattia. Si pensava che fosse la necrosi di queste cellule a scatenare la reazione infiammatoria, ma si è invece scoperto che ne è la conseguenza, e non la causa.

Si spera ora di confermare i dati sulle persone, e poi di iniziare a sperimentare una cura basata sul trasferimento dei ceppi positivi dei batteri nell’intestino dei malati, al fine di annullare la disbiosi. Lo stesso approccio è già in studio per altre malattie, e sta dando risultati che lasciano ben sperare per una sua effettiva applicabilità anche alle patologie croniche dell’intestino.

 

A.C.
Data ultimo aggiornamento 27 aprile 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: disbiosi, flora batterica intestinale, malattia di Crohn



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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